GIULIO MOTTINELLI

Dal: 17-11-2018 Al: 30-12-2018

Monastero SanPietro in Lamosa

 

Giulio Mottinelli e il profumo dell’aria

I paesaggi di Giulio Mottinelli profumano l’aria. Come le buone intenzioni e le memorie dell’infanzia. Svelano un colloquio intimo con la natura. Per coglierla così serve un’anima innocente. E una natura incontaminata. Come se l’una e l’altra non fossero ancora violate dalla storia.  Guardatele le tele di Giulio. Vi paiono in sospensione. E invece di penetrarli con lo sguardo questi boschi, questi alberi, questi frutti questi orti, questa neve, queste lune, queste stelle diventano racconti che vi interrogano, vi incitano ad entrare dentro ciò che nascondono. Il mistero del silenzio e dell’assenza di figure umane. Sul fondo case piccole, ordinate, dalla luce fioca. Occupano un limitato spazio dentro il grande orizzonte della natura. Sono una presenza occasionale, provvisoria in un universo che obbedisce alle grandi leggi del tempo e delle stagioni e della luce che avvicenda luce e giorno con ombre lunghe a disegnare il mondo. Giulio Mottinelli dipinge così da decenni, non ha cambiato  ambiente. Ha imparato da solo a dipingere i cicli lenti e inesorabili delle stagioni.  E ha imparato solo dal nonno a capire la natura, a sentire quando arriva la neve, e quando gli alberi hanno bisogno d’acqua, e quando il vento smuove le foglie con l’aria tranquilla del congedo. Per dialogare con la natura bisogna frequentarla. Come fa Giulio, estate e inverno, quasi sempre in solitudine per captarne gli umori. La neve che sfrigola sotto gli scarponi, il freddo di notte che illimpidisce i pensieri, il cielo stellato che copre le miserie degli uomini, le lune che fanno crescere le verze dell’orto.

Per dipingere, dice Mottinelli, bisogna camminare molto. E per camminare serve il silenzio, che soprattutto d’inverno, diventa profondo e rende più intenso il respiro. Ogni tela di Giulio è una lunga fatica, una lentissima pennellata, una sorta di pointilismo infinito. Anche se Mottinelli non appartiene ad alcuna scuola accademica, non si iscrive in alcuna tendenza. La sua è un’arte originale, personalissima e carica di fascino. Perché sa parlare all’universo. Ma proprio per questo si presta anche a più letture. Affascina, ed è il lato più insidioso, la sua illustrazione estetica, o semplicemente si è coinvolti dai sentimenti della figurazione estatica, ma c’è anche il piano del  messaggio ambientale o quello dell’indagine intellettuale. Perché, aldilà delle intenzioni dell’autore queste tele sono una metafora del mistero. Si guardano i colori e le forme perfette dei paesaggi, ma ci assale anche un lieve senso di vertigine, una piccola inquietudine, il timore di un paesaggio che ci illude. Le tele di Giulio Mottinelli ci appaiono come paesaggi felici e ci illudono che anche noi, un giorno, si possa essere felici con loro.

Tino Bino